Castello Dolfi Ratta®

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San Lazzaro di Savena (Bologna)

XV secolo
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La Storia:
da ieri a oggi

Il castello si trova a San Lazzaro di Savena con accesso dalla via Emilia; un doppio viale alberato conduce attraverso la campagna al vasto parco secolare che circonda la struttura caratterizzata da due torri che, sopravanzando ai lati il corpo dell'antico fortilizio, creano uno spettacolare effetto scenografico.

La struttura d'impianto cinquecentesco si presenta oggi nella veste tardo settecentesca, come uno tra i più prestigiosi e significativi esempi architettonici del perodo, di cui ne è perfetta testimonianza dello spirito e dell'atmosfera.

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Dalle antiche mappe si vede come in origine, nel '600 il complesso fosse circondato da un «serraglio» che, collegava con mura merlate le torri agli angoli anteriori, creamdo una vera corte fortificata che rendeva l'aspetto d'insieme più simile ad un castello che non ad una villa o palazzo nobiliare.

Le origini del complesso risalgono al quattrocento, era il tempo in cui, adibita a lazzareto, diede il nome al Comune di San Lazzaro di Savena.
Quando la villa era un lazzaretto che si presentava come struttura fortificata chiusa a serraglio: le due torri laterali che racchiudono la facciata tardo settecentesca, erano infatti unite da un tratto di mura merlate, demolite alla fine del XVIII secolo. All’epoca il serraglio era una struttura diffusa, innalzata sia per motivi sanitari, che per difesa dalle scorribande dai briganti che infestavano il territorio. Le città stesse erano protette dalle mura.

serraglioFortilizio

A lungo conosciuto come "Villa Bosdari", il castello fu edificato dai Parati, trasformato e miglorato dai Ratta ed infine salvato dal degrado dagli attuali proprietari. Oggi appare come un castello per le due torri di guardia, che sopravanzando i lati del corpo centrale, come quinte teatrali, creano un suggestivo colpo d’occhio, rafforzato dall'imponenza dei due lunghi viali alberati che conducono alla villa.
E' posta e voluta esattamente a mille passi dalla via Emilia, dalla quale appare in tutta la sua sorprendente suggestione e magnificenza.

La proprietà passò ai conti Pallotta di Caldaroia i quali, nel 1730, la vendettero al marchese Ludovico Ratta.
Flaminio Ratta nel 1805, figlio del marchese sposò la contessa Marianna de Scarani e successivamente la loro figlia Eleonora, alla sua morte (avvenuta nel 1891), la lasciò alla nipote Eleonora Agucchi Legnani sposa del conte Girolamo De' Bosdari.

Est

Dopo la morte del conte, avvenuta nel 1905, la moglie ed il figlio Alessandro donano la villa che nel 1956 passava in eredità per due terzi al figlio Girolamo e per un terzo alla figlia Gabriella. Questi all'inizio degli anni '60 alienarono villa, terreni e lo stabilimento che nel 1953 il conte Girolamo aveva costruito sulla via Emilia a lato del cancello d'ingresso alla famiglia Borsari dalla quale, nel 1977, fu rilevata dagli attuali proprietari, che con ingenti lavori di restauro la destinarono a sede aziendale ed abitazione.



All'interno del vasto parco tra le mille piante secolari e rare essenze troviamo anche un'antica ghiacciaia, una particolarissimo e modernissimo campo da tennis, il gioco per le bocce. Non manca anche ogni tipo di selvaggina con fagiani lepri, ghiandaie, upupe, picchi, pappagalli, tassi, istrici, daini e caprioli.



Oltre alla ghiacciaia il parco della villa conserva importanti essenze arboree e specie arboree secolari, tra le quali un monumentale esemplare di liriodendrum tulipifera.

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Visitarla, evoca alla memoria il sottile piacere e l'emozione di un tempo passato e scolpito nel luogo, dove riecheggiano tra le note del pianoforte, il brusio di mille ricevimenti e feste, che si confondono ora come allora, col il canto degli uccelli e le grida di magnifici pavoni bianchi: è l'atmosfera che ritroviamo semplicemente varcando la soglia della villa. Fu qui che la marchesa Maria Dolfi Ratta nel 1730 trasformò la sua residenza di campagna nel salotto dell'elite intellettuale bolognese, fu sempre lei a conferle l’aspetto architettonico che ammiriamo ai nostri giorni, demolendo le mura di cinta del castello e trasferendo la cappella di famiglia dalla torretta est al lato della loggia dell’edificio principale.

Un lascito gli attuali proprietari, che recuperatola dai guasti della guerra, hanno saputo restituire a queste stanze, con un salto nel tempo, gli antichi momenti di raffinata convivialità.
Un lungo ed attento lavoro che ha riportato all'antico splendore la villa, gli annessi ed al parco con i suoi magnifici alberi, fontane e giardini.
L'attuale proprietà ha successivamente dedicato ampi spazi al pubblico per concerti musicali ed eventi di beneficenza e che ne richiamano l'antica vocazione. Splendore e frivolezza di un secolo, il settecento, che, se pur frivolo e mondano, è stato, come qualcuno ha detto, "il secolo rivoluzionario ancor prima della rivoluzione".


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